Il concetto di “democrazia diretta” trova origine ed applicazione – in senso moderno – da almeno un ventennio e nasce dall’esigenza di concepire la democrazia come un processo mutevole che segue l’evoluzione della Società. In realtà la “partecipazione democratica”, come è noto, risale alla polisgreca, quando si incominciò a sviluppare un “pensiero politico” ovvero un’azione rivolta alla collettività e non già al singolo individuo o classe sociale. Questa onda democraticaha investito con varia intensità tutta la civiltà occidentale, passando dall’Età dei Lumi franco-europea, dall’antesignano referendum previsto nella Costituzione della Federazione Svizzera[1](fine Ottocento), attraversando la corrente britannica del socialismo corporativo di Cole e della Progressive Era negli Stati Uniti (primo Novecento).
E’ Kurt Lewin che negli anni Trenta/Quaranta sviluppa sia a livello teorico che operativo i processi partecipativi alla base delle decisioni politiche, mediante “discussioni di gruppo nei quartieri oltre il momento elettorale”[2].
Pensando alla nuova città di Corigliano Rossano non si può prescindere dallo schema di Lewin per definire unmodus operandie di interazione tra cittadini, politica e burocrazia: diagnosi, pianificazione, esecuzione, valutazione sono i 4 caposaldi del buon governo.
Altro aspetto da prendere in considerazione è la complessità alla quale deve far fronte oggi la politica con la propria azione amministrativa e dirigenziale che molto spesso non è capace di generare azioni efficaci e rilevanti per i cittadini. Sono, infatti, pochissime le città italiane che rispettano parametri virtuosi in tema di territorio, ambiente, bilancio, investimenti per i settori produttivi e la coesione sociale.
L’incapacità di centrare gli obiettivi e produrre benessere per i cittadini ha determinato un allontanamento degli stessi che oggi si trasforma in preoccupazioneed emergenza.
Con il fine di recuperare questo gap, la classe dirigente sta incentivando lo sviluppo dei processi partecipativi oltre a quelli già previsti e definiti come “strumenti di base”, ovvero “voto”, “negoziato” e “deliberazione”.
Gran parte dei cittadini – e ancor più se consideriamo il contesto sociale di Corigliano Rossano – ha consapevolezza dello strumento “voto” e considera il “negoziato” demandato agli addetti ai lavori (ad esempio, i sindacati e le associazioni di categoria), mentre la “deliberazione” è intesa come strumento meramente tecnico. In realtà, è partendo proprio dall’analisi del significato di “deliberazione”[3]che si incomincia a percorrere il sentiero della partecipazione.
La nuova città di Corigliano Rossano può nascere “moderna” solo se i cittadini avranno la possibilità di partecipare al processo costituente, in primo luogo, dando il loro contributo alla stesura del nuovo Statuto Comunale. Comuni e Regioni virtuose che hanno già applicato modelli di partecipazione civica si sono avvalse di vari strumenti quantitativi e qualitativi: in questa sede vengono proposti quelli a nostro parere più pertinenti al contesto di fusione preso in esame.
(Giuseppe F. Zangaro, Università della Calabria)
NOTE
[1]La Svizzera è considerato uno degli Stati più avanzati al mondo per l’applicazione della democrazia diretta. Per ulteriori approfondimenti si veda il sito www.eda.admin.ch
[2]Non si è ritenuto in questa sede approfondire maggiormente l’aspetto storico, si veda il paper: Giuseppe F. Zangaro(cds.), Cittadini, partecipazione e sviluppo virtuoso del territorio.
[3]«Deliberazione significa ponderare, soppesare le opzioni, ripensare i problemi e le scelte, mettere in relazione i problemi con i valori culturali, argomentare a difesa di una tesi, avanzare ipotesi e metterle alla prova. Dare spazio alle capacità di convincimento di ciascun partecipante, nella fiducia che si crei collaborazione, creatività e scelte più sagge», cit. da ParteciPA – Salone della democrazia partecipativa, Modena 2009.