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a cura di Cosimo Montera

CORIGLIANO-ROSSANO. Verso la definizione di processi partecipativi per il buon governo della nuova Città ionica.

Premessa

Abbiamo osservato la continua spoliazione e il degrado dei nostri paesi e del territorio jonico, resi privi di infrastrutture e servizi. Affermato che per riattivare i percorsi dello sviluppo in Calabria fosse essenziale destrutturare gli schemi scontati e dannosi che le politiche dei rais hanno consolidato nel tempo, in specie, dalla formazione delle Regioni.

Abbiamo intravisto nella fusione dei due maggiori paesi in Calabria lo strumento attuativo del disequilibrio dei “patti” consolidatisi nelle direzioni dei partiti, ritenendola essenziale per innestare in Regione nuove regole, nuovi “Quadranti Geografici” e una diversa programmazione territoriale, equilibrata e non quella decisa da altri territori per noi.

Avevamo bisogno per far ciò, di rendere materiale sullo Jonio, la formazione di una nuova Entità politico-amministrativa capace di divenire forte, governata da un sol Sindaco ed una sola Giunta.

La scelta, non solo per le ragioni più ovvie della nostra esistenza, cadde su Corigliano e Rossano per la specificità della vicinanza e per contenere le due realtà economie, produzioni e attività amministrative diffuse, più capaci tra le Joniche, a garanzia dell’esito.

Da qui diparte la nascita del C100A come strumento di aggregazione e movimento.

Idea questa che i Cittadini delle due Comunità, culturalmente unite dalla storia materiale, hanno concretizzato. Sì, ha creato malumori e paure come sovente accade a chi avverte minacciato il “pollaio” conquistato.

Molti di quelli, ancora oggi, non comprendono gli effetti che la nuova realtà già disvela nel suo procedere sebbene si sia compiuta in ritardo e in piena crisi finanziaria, per i limiti di quella politica, rispetto al bisogno teorizzato sin dagli inizi del nuovo secolo. Non solo.

Abbiamo affermato con chiarezza, per tranquillizzare, che il nostro intendo era quello di rendere forte gli uomini della politica del territorio e così, ancor prima di eleggere quel Sindaco unico e Giunta che abbiamo preteso, è avvenuto.

Corigliano, ancor prima del referendum, non avrebbe votato già più con Rende e Rossano con San Giovanni in Fiore. Bastava osservare gli esiti della battaglia fatta sui Collegi Elettorali Uninominali, per comprendere che l’asse della nuova politica si era rideterminato e che la pretesa dello Jonio ne usciva premiata. Ragione questa per la quale abbiamo potuto contare una quantità di Deputati qui eletti mai avvenuta.

Poi, la scelta compiuta dai saggi Cittadini ha reso istituzionalmente forte non solo questa nuova singola Entità ma tutto il Quadrante Geografico Jonico. Ora di lavoro da compiere per il nuovo Consiglio c’è n’è. Anche per i cittadini!

La questione infrastrutture a rete, gommate e su ferro, è ormai sul tavolo delle cose da fare; compreso le interne e di relazione per la mobilità dentro il Quadrante. In particolare la SS.106 a quattro corsie, Sibari–Simeri Cricchi, sulla quale i Sindaci dello Jonio dovrebbero deliberare, alcuni l’hanno già fatto, richiesta programmatoria questa sulle infrastrutture ma anche valida per altri temi, praticata attraverso le deliberazioni sindacali, favorita dal DPCM 76, 10 maggio 2018. Necessita da subito, non domani, condurre un’avveduta campagna di pressione nei confronti di Regione e Anas per la cantierizzazione immediata degli snodi cancellati dalle ultime scellerate delibere CIPE a favore dell’asse Gioia-Roseto, che emarginano Porto e Città dai corridoi Ten-T e da me riproposti a tutela del Quadrante Geografico e Città-Porto.

Queste esigenze, se ben condotte come intrapreso, getteranno le basi di una nuova politica collettiva unitaria e territoriale vincente non ancora prefigurata ma in grado di fare sentire i bisogni reali e le ragioni oltre le nostre, degli altri.

L’obiettivo, del primo Sindaco e Consiglio, è far pesare su ogni questione le nostre ragioni e necessità di politica territoriale, sino a produrre gli effetti desiderati sulla Programmazione Provinciale e Regionale.

Poco importa il vanto di annoverarci come la terza Città per abitanti della Regione o la prima per ampiezza territoriale, l’importante è il peso politico che qui si consoliderà e si disvelerà.

Questo obiettivo è possibile se il Governo della Città sarà capace di divenire servizio essenziale, materiale e culturale dell’intero territorio e se porrà le proprie realtà fisiche collettive in aree raggiungibili da quanti compresi nel Quadrante. Tutto dipenderà da quel che penserà e farà.

Dal lontano percorso siamo giunti, grazie al colloquio intelligente con l’allora Consigliere regionale On. Giuseppe Graziano, alla nostra “Legge sulla fusione” nella quale, tra gli obiettivi prioritari, s’individua il necessario essenziale “Polo Urbano” da intendersi alla stregua di una “macro infrastruttura” puntuale a saldatura del territorio antropizzato esistente, quale luogo della concentrazione degli Uffici Pubblici e Sede Unica del Comune.

Non mancheranno di aggiungersi i restanti puntuali, come servizi finanziari e assicurativi, luoghi della rappresentanza regionale, di Imprese, degli Enti Territoriali e di quanto altro la Città avrà bisogno, come le Sedi dei sistemi culturali, storici e archeologici. Temi questi mai affrontati con raziocinio nei nostri Comuni, dal Crati per finire al Nicà, alla Sila Greca. Perciò la visione e riprogrammazione del territorio dovrà essere ampia guardando ai prossimi cinquant’anni.

Non è tutto. La Città per essere tale, nella sua aspirazione territoriale di freno alla contrazione economica e abitativa del buco nero Calabria, ha bisogno come l’aria, oltre che del Polo Direzionale Urbano anche di un vasto avanzato “Polo di Ricerca e Studio” che istighi processi innovativi singolari nel campo delle ricerche particolari nei vari aspetti del nostro essere territorio. Ricerche, ad esempio nel campo agricolo, che hanno a oggetto la trasformazione “industriale” delle nostre antiche cultivar, distrutte da politiche regionali fagocitate da “ragioni di mercato”, facendone il marchio distintivo della biodiversità territoriale, convinti sempre più della necessità di recuperare questo settore dentro le regole avvedute della qualità. Polo questo, della ricerca e studio, che ancor di più dovrà interessarsi, formando, delle tecnologie del mare, energetiche non fossili e di quanto altro si riscontri nelle cose reali qui esistenti, collegandosi ai laboratori internazionali.

“Polo di ricerca e studio” entro cui dovranno sostenersi Spazi Collettivi per le Startup non quotate, rivolte all’innovazione delle PMI e dei settori d’interesse, organizzando Contenitori di Società di Investimento Semplice (venture capital) entro cui far veicolare l’interesse degli investitori professionali e dei “Business Angels”, con vantaggio fiscale dell’imposizione zero sui redditi di capitale. Questa è un’opportunità che si presenta e che il nuovo Comune Jonico non deve ignorare.

Se ciò sarà perseguito, alla luce del compito assegnato, ripensando un proprio Piano Strutturale dedicato in armonia con il territorio, dalla riformulazione delle si dette zone ex ASI, commerciali a quella portuale, la nuova Città Jonica produrrà l’essenziale saldatura interna e del “Quadrante Geografico”. Soprattutto realizzerà, a sua protezione e del Quadrante, una corale riconosciuta Area Urbana.  Area che non consentirà più il gioco delle tre carte negli Uffici di Regione a riguardo della ripartizione economica, come fatta in quest’ultima legislatura.

Siamo così giunti al punto previsto, la Città oltre il pensabile per i più, sarà garanzia del territorio.

Questa Legge, ha previsto l’Istituzione di sette Municipi d’Area privi di personalità giuridica perché non intesi, sin dalla loro formulazione, strumento di riduzione dei poteri del Consiglio comunale, che si vuole forte, soprattutto perché così necessità al Governo del nostro territorio. Questi sono e da intendere come palestre educative e di azione attiva per la promozione-formazione del soggetto “uomo città”.

I Municipi d’Area avranno forme di partecipazione sulle deliberazioni che li riguarderanno direttamente. Partecipazione Civica che sarà garantita dagli Organi Amministrativi del Comune e dalle iniziative di coesione tra gli stessi. L’espressione “sperimentazione” data in legge non serve per “saggiarli” ma per tararli via, via e sempre più all’elevato compito affermato per il Comune; questi devono pensarsi prioritariamente come luoghi di comunicazione, ascolto e promozioni delle istanze dei cittadini. Di ciò, qui, s’intende trattare, per meglio fissare più alte regole del vivere civile che il Governo del Comune si obbligherà a fare sue per crescere e divenire città, modello di risposta alla decadenza e rinuncia regionale.

Quanto qui e di seguito è espresso, è frutto della ricerca data dalla documentazione prodotta da chi, con il tema, si è confrontato prima di noi, assumendone tutta la conoscenza lineare collimante con la visione della città che in questi anni abbiamo indicato e per la quale abbiamo lavorato.

Visione che dovrà essere rafforzata e praticata da quanti saranno eletti, a poco servirebbe scimmiottare maggioranze o minoranze parlamentari rissose, del tipo “Piove?” Governo ladro! Il primo Consiglio e a seguire ha, deve avere, l’obiettivo del bene comune.

Questo documento è il frutto del lavoro nato nella “3°Commissione del C100A” dibattuto da Annarita Cicolini, Giuseppe Diaco, Antonio Guarasci, Giuseppe Lefosse, Pietro Mingrone, Liliana Misurelli, Cosimo Montera, Alfonsina Sapia, Giuseppe F. Zangaro, avvenuto tra la conclusione del 2017 e l’inizio del 2018 ora, nel frangente preelettorale è reso pubblico, affinché tutti se ne impossessino. Commissione che, tra le prerogative, si dette il compito di produrre una riflessione capace di divenire elemento fondante del nuovo Statuto che dovrà essere, nel nostro caso, unificante e utile per liberare il “citoyenne active” del nostro Quadrante.

Statuto che abbiamo visto ancor più, dopo il risultato referendario, come il punto di avvio e applicazione in loco, dell’evoluzione legislativa del diritto dei cittadini alla partecipazione del Governo della cosa pubblica. Non sono questioni nuove o appartenenti a un’ipotesi politica di “parte” nel panorama italiano, nemmeno della sola capacità visionaria, perché il suo percorso, prodotto da un “Laboratorio multicolore”, nasce dal basso, benché istigato dalle riflessioni minoritarie nate nel 2000, poi praticate nell’esperienza popolare 2013-2018 del C100A, oltremodo multicolore e aperta a tutti i Comitati per il Sì gemmatisi nel 2017; riflessioni divenute, di fatto, come confermato dal risultato referendario, maggioritarie nella società, perdendo l’aspetto “minoritario”.

E’ stato così forte il percorso unitario sull’obiettivo da poter assistere ora, con tranquillità, nell’occasione elettorale che a breve si terrà, alla presenza delle stesse genti che ne erano parte competere a Sindaco e al Consiglio con propri e diversi schieramenti.

Temi, quelli della nostra particolare fusione dentro la Legge detta, che non sono altro che l’espressione della nostra realtà territoriale fatta di “Nuclei Sparsi Urbani e Rurali a bassa densità abitativa”, nati questi non da un disegno coerente ma dall’incapacità dei loro “autori”, che necessita ormai interrelare sul piano amministrativo e funzionale affinché tutti siano attivi e partecipi della meta politica del nuovo Comune.

Verrebbe da dire: “I Municipi d’Area stanno al Comune come il cacio sta ai maccheroni!”

Sta qui dentro la felice, necessaria, individuazione della Legge sulla fusione. Sta nell’impegno ad attivare ogni strumento capace di implementare e rendere operativa la partecipazione popolare alla cosa pubblica.

E’ compito dello Statuto affermare il secondo passo, garantendone il percorso.

Convinzione che tiene alle spalle e a base l’esperienza condotta dal Comitato attraverso il dialogo del “Governo Partecipato”, consentendo grazie alla “Cittadinanza Informata e Attiva” attraverso incontri e discussioni, la nascita di due cose: a) i due noti Atti Deliberativi Consiliari di avvio della fusione, b) la celebrazione positiva del referendum popolare.

Quello che è venuto a mancare è stata la capacità delle Amministrazioni uscenti a produrre fatti necessari alla costruzione della Città per la quale abbiamo lavorato, nonostante le tante posizioni e i contributi di chi, dal di dentro della nostra realtà, li suggeriva evidenziandoli. Contributi di studio anche sabotati!

Di conseguenza la partecipazione attiva dei cittadini, lo si ripete, non può che essere corollario e perno ineliminabile dello Statuto del nuovo Comune, i cui temi sono: “Bilancio partecipato”[1]; “Difensore Civico”; “Monitoraggio Civico del bilancio comunale”[2]; “Referendum popolare propositivo, abrogativo e consultivo, privo di quorum”[3].

Tutte attività/obiettivo, queste menzionate che, ove praticate, hanno responsabilizzato Cittadini e Amministratori, disinnescato tensioni, fatto lievitare le Città ed evolvere il Pensiero Collettivo, appunto Urbano. In questo disegno, i Municipi d’Area previsti, sono lo strumento di prima partecipazione e crescita dei cittadini attivi che alla cosa pubblica dedicano, senza alcuna remunerazione, tempo e sapere.

Compete allo Statuto del nuovo Comune stabilire ogni Istituto di partecipazione, oltre la costituzione dei Municipi d’Area[4]di cui dovrà disciplinarsi l’organizzazione e le funzionitenendo conto delle modalità praticate in altre avanzate realtà[5]. Ci riferiamo all’Istituto dello “Ascolto Popolare” e a quello delle “PetizioniElettroniche[6], proponibili dai Cittadini, attraverso il “Sito Comunale” in una sezione dedicata. Petizione che, una volta raggiunta la sottoscrizione da un certo numero di cittadini, obbliga l’Amministrazione Comunale a metterla in pratica o a sottoporla allo strumento del voto popolare elettronico del cui apparato necessita immediatamente, per moltissime ragioni altre, dotarne la Città.

Sono queste della Petizione e Consultazione, forme educative alla partecipazione popolare e miglioramento e condivisione della cosa pubblica in termini di trasparenza tecnica amministrativa. Il tutto privo di costo. Tutto ciò, lo vediamo, spaventa gli incerti sino a far loro ipotizzare la discutibilità della legittimità dell’esistenza dei Municipi d’Area. Cosa assolutamente da rigettare come visto e continueremo a capire.

(C.C.M.)

 

NOTE

[1]Strumento riconosciuto dall’Onu come una delle migliori pratiche di Governance urbana nel mondo, viene promossa da altre istituzioni internazionali come la World Bank a certezza dell’investimento.

[2]Istituto voluto dagli inizi del 2015, dalla Commissione Europea, attraverso il suo Direttorato Generale per le Politiche Regionali, con il progetto “Integrity Pacts: Civil Control Mechanisms for safeguarding EU funds. Lo scopo era quello di testare i Patti d’Integrità nelle procedure di gare d’appalto e per le opere finanziate con fondi strutturali e di investimento europei. Uno di questi “Civil Control” è in Calabria, attivato per il vicino Parco Archeologico di Sibari attraverso l’Ente indipendente ActionAid. Le parti contraenti sono: la stazione appaltante, i partecipanti alla gara e l’Ente Indipendente di Monitoraggio. Prevede controlli incrociati e sanzioni nel caso in cui si cerchi di eluderlo. Si applica immediatamente, dalla fase preliminare di analisi dei bisogni, fino alla fine dell’esecuzione, non complica l’iter burocratico e non comporta nessun costo.

[3]Non è da escludere, che il tetto da raggiungere, per la validità del referendum, possa essere una frazione numerica bassa, ad esempio proporzionata alla quantità dei votanti dell’ultima consultazione elettorale tenuta, ad esempio 1/5.

[4]Il Comune valorizza le libere forme associative e promuove organismi di partecipazione dei cittadini all’Amministrazione locale, anche su base di quartiere o di frazione territoriali. I rapporti di tali forme associative con il comune sono disciplinati dallo statuto. Possono essere previsti referendum consultivi anche su richiesta di un adeguato numero di cittadini sottoscrittori. Nello statuto devono essere previste forme di consultazione della popolazione nonché procedure per l’ammissione di istanze, petizioni e proposte di cittadini singoli o associati dirette a promuovere interventi per la migliore tutela di interessi collettivi e devono essere altresì determinate le garanzie per il loro tempestivo esame. Consultazioni e referendum devono riguardare materie di esclusiva competenza locale e non possono aver luogo in coincidenza con altre operazioni di voto.

[5]Barbati C., Art. 15, in Bertolissi M., L’ordinamento degli enti locali, cit., p. 129, laddove precisa: “Si può ritenere che le forme di partecipazione, alle quali fa riferimento il comma 2 dell’art. 15, non siano più coincidenti con i municipi, ma con altre forme che possono essere definite dalla legge regionale, sia pure tenendo conto e dunque rispettando l’autonomia statutaria che, in proposito, compete al Comune”.

[6]Art. 50 della Costituzione Italiana. Ai cittadini, collegandosi via internet al sito del Comune come in molte realtà, è possibile consentire di firmare una petizione già esistente o di crearne una nuova. Per firmare una petizione o creare una nuova petizione è necessario avere almeno 16 anni e risiedere nella città. L’identità di chi accede al servizio viene verificata con la richiesta di inserimento del codice fiscale e di un indirizzo email a cui è inviata una comunicazione con un link per completare la sottoscrizione. Nome e cognome del firmatario vengono pubblicati sotto la petizione, indirizzo email, con esclusione del codice fiscale e dati sensibili. Le richieste per creare nuove petizioni vengono vagliate dalla segreteria generale del Comune prima della pubblicazione per controllare che non ci siano contenuti razzisti, violenti o che possano in qualche modo offendere. È possibile firmare una petizione che implichi semplice aggiustamenti dell’attività in svolgimento entro 30 giorni dalla pubblicazione. Per altre più complesse va assegnato un tempo maggiore. Successivamente, indipendentemente dal numero di firme ricevute, la petizione sarà esaminata dall’amministrazione comunale che avrà altri 30 giorni di tempo per dare una risposta, attivando il relativo procedimento o giustificando l’eventuale diniego. Le petizioni on line debbono trovare collocazione sul sito, nella sezione Servizi on-line. Forme più semplici e sicure di impiego possono evolversi, già molto attive, quelle con firma digitale o con il sistema web “Entra con SPID”, acronimo di Sistema Pubblico di Identità Digitale. Presentare una petizione o sottoscrivere una richiesta potrà essere fatto farlo on line, direttamente dal pc di casa o assistita attraverso la sede del Comune, Ufficio URP o Municipio d’Area.

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